Riforma concorsi pubblici 2025: le ultime novità e la sospensione della c.d. norma “taglia idonei”.
La Riforma Concorsi Pubblici 2025, ovvero il Decreto legge 14 marzo 2025, n.25 (c.d. Decreto PA), è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 61 del 14 marzo 2025, entrando in vigore il giorno 15 marzo 2025.
In breve, il Decreto PA 2025 introduce misure volte a razionalizzare e potenziare le modalità di reclutamento nelle pubbliche amministrazioni, perseguendo l’obiettivo di una maggiore efficienza e trasparenza delle procedure concorsuali. In particolare, si prevede una maggiore flessibilità nell’utilizzo delle graduatorie di merito, un coordinamento più organico e coerente in ordine alla loro durata, nonché una disciplina più chiara delle fasi procedurali, ivi inclusa la pubblicazione contestuale degli esiti concorsuali.
Tra le innovazioni di rilievo si segnalano la sospensione della c.d. “taglia-idonei”, la regolamentazione dello scorrimento utile delle graduatorie e l’introduzione di meccanismi di maggiore trasparenza nella gestione delle prove selettive.
Tali misure sono finalizzate a rendere più efficiente il sistema di reclutamento, ridurre i margini di discrezionalità amministrativa e contrastare le disfunzioni di natura burocratica, nel rispetto del principio di buon andamento di cui all’articolo 97 della Costituzione.
Il decreto si pone, in definitiva, come strumento di razionalizzazione e innovazione della pubblica amministrazione, volto a garantire una selezione più equa, meritocratica e accessibile, in linea con i principi di imparzialità e trasparenza.
Vediamo, di seguito, quali sono le novità.
La sospensione della norma taglia idonei col Decreto PA 2025 e il “turnover”.
Come anticipato, il Decreto PA 2025 ha sospeso la cosiddetta norma Taglia idonei (consulta qui il nostro dettagliato approfondimento), per le graduatorie approvate nel 2024 e nel 2025.
Questa norma, introdotta nel 2023, limitava il numero di candidati idonei non vincitori al 20% dei posti messi a concorso.
La sua “cancellazione” permette alle pubbliche amministrazioni di attingere liberamente a tutti i candidati idonei presenti nelle graduatorie vigenti, accelerando le assunzioni e riducendo la necessità di bandire nuovi concorsi.
Contestualmente, la Legge di Bilancio 2025 ha introdotto un limite al turnover nella Pubblica Amministrazione, fissato al 75% della spesa del personale di ruolo cessato nell’anno precedente.
Ciò significa che, per ogni quattro dipendenti che lasciano il servizio nel 2025, potranno essere assunti solo tre nuovi dipendenti. Questa misura mira a contenere la spesa pubblica e a favorire il ricambio generazionale, introducendo nuove competenze e figure professionali capaci di accompagnare la PA nella trasformazione digitale.
Tuttavia, alcune categorie sono escluse da questo blocco del turnover. Ad esempio, non si applica al personale del comparto sicurezza, ai ricercatori e al personale dipendente di Regioni, Comuni e Province.
Per riepilogare, la sospensione della norma “taglia idonei” consente alle amministrazioni pubbliche di utilizzare più efficacemente le graduatorie esistenti per le assunzioni, mentre il limite al turnover disposto dalla Legge di Bilancio 2025 impone una gestione più oculata delle nuove assunzioni, con l’obiettivo di bilanciare il contenimento della spesa pubblica e il rinnovamento del personale.
LA “durata” delle graduatorie nell’ambito degli enti locali.
L’articolo 3 del Decreto-Legge 14 marzo 2025, n. 25, recante modifiche al decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 (Testo Unico Pubblico Impiego), affronta espressamente la questione della durata di efficacia delle graduatorie concorsuali negli enti locali, sanando un rilevante disallineamento normativo tra la disciplina generale del pubblico impiego e quella specifica per gli enti territoriali, rispettivamente contenute nel predetto Testo Unico e nel decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ovvero il Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (TUEL).
Ai sensi dell’articolo 91, comma 4, del TUEL, rubricato “Assunzioni”, le graduatorie dei concorsi banditi dagli enti locali conservano efficacia per un termine di tre anni dalla data di pubblicazione, ai fini della copertura di eventuali posti che dovessero successivamente rendersi vacanti e disponibili.
Di contro, l’articolo 35, comma 5-ter, del Testo Unico sul Pubblico Impiego, stabiliva, nella sua formulazione previgente, una durata biennale delle graduatorie a decorrere dalla data di approvazione delle stesse.
Tale discrasia interpretativa ha generato incertezza applicativa, ulteriormente incrementata da pronunce giurisprudenziali – come la sentenza n. 1792/2024 del TAR Campania, sez. III – che hanno ritenuto estensibile anche agli enti locali il limite biennale sancito dal predetto Testo Unico.
A scioglimento di ogni dubbio, l’art. 3 del D.L. n. 25/2025 ha integrato il comma 5-ter dell’art. 35 del D.Lgs. n. 165/2001, specificando che “Sono fatti salvi i periodi di vigenza inferiori previsti da leggi regionali e quelli stabiliti per gli enti locali dall’articolo 91 del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267”.
Tale inciso, ora inserito quale secondo periodo del comma, conferma la prevalenza della disciplina speciale di cui all’art. 91, co. 4, TUEL per quanto concerne gli enti locali, cui continua ad applicarsi il termine triennale di validità delle graduatorie.
Scorrimento delle graduatorie e assunzione degli idonei.
L’articolo 3 del Decreto-Legge 14 marzo 2025, n. 25, nel modificare il decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, introduce il comma 5 sexies all’articolo 35, recando una significativa precisazione in materia di utilizzo delle graduatorie concorsuali per l’assunzione di personale nelle pubbliche amministrazioni.
La nuova disposizione stabilisce che una graduatoria debba considerarsi “utilmente scorsa” quando, entro il termine di validità della stessa, l’amministrazione procedente abbia formalmente individuato – direttamente, ovvero per effetto di cessione ad altra amministrazione – i candidati idonei, secondo l’ordine di collocazione, per la successiva convocazione ai fini dell’assunzione. Risulta, dunque, irrilevante il momento successivo della sottoscrizione del contratto individuale di lavoro.
La norma introduce un criterio oggettivo e funzionale per la qualificazione dell’utilizzo della graduatoria, valorizzando il momento della individuazione nominativa da parte dell’amministrazione, quale segmento idoneo a produrre effetti giuridici anche qualora la stipula contrattuale intervenga successivamente alla scadenza del termine di validità della graduatoria stessa.
Tale previsione normativa ha l’evidente finalità di evitare che ritardi di natura amministrativa o procedurale – non imputabili all’inerzia dell’amministrazione nella fase di selezione – pregiudichino l’efficacia della graduatoria o compromettano il diritto all’assunzione dei candidati utilmente collocati.
In tal modo, si assicura una maggiore certezza giuridica per gli idonei e si favorisce una piena valorizzazione delle graduatorie, anche mediante il loro utilizzo da parte di amministrazioni diverse da quella che ha indetto il concorso.
Il nostro studio legale ha maturato una solida esperienza nei ricorsi legati allo scorrimento delle graduatorie, ottenendo numerose pronunce favorevoli che hanno portato all’assunzione dei ricorrenti. Vedi, sul tema, il nostro approfondimento.
Le Modifiche alla disciplina della formazione delle graduatorie.
L’articolo 3 del Decreto-Legge 14 marzo 2025, n. 25, recante “Modifiche al decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165”, ha introdotto rilevanti innovazioni in materia di concorsi pubblici, intervenendo in particolare sull’art. 35 del D.Lgs. n. 165/200, con l’inserimento del nuovo comma 5-quater.
La novella legislativa introduce una sequenza procedimentale rigorosa e trasparente per la formazione delle graduatorie, rafforzando i criteri meritocratici e la tutela della par condicio tra i candidati.
La norma dispone che, al termine delle prove d’esame, le commissioni giudicatrici procedano anzitutto alla redazione di una graduatoria di merito fondata unicamente sull’esito delle prove scritte e/o orali, escludendo in tale fase ogni valutazione concernente titoli, precedenze o preferenze.
Successivamente, su detta graduatoria “pura”, vengono applicati i punteggi attribuibili ai titoli secondo quanto previsto nel bando, con ciò realizzando un’integrazione che non altera il peso effettivo della performance concorsuale.
Solo in un secondo momento si procede all’applicazione delle eventuali precedenze e preferenze, in osservanza delle disposizioni normative e delle clausole riservate a soggetti tutelati. In merito alle riserve di posti, viene introdotto un limite massimo del 20% degli idonei, da applicarsi sulla graduatoria definitiva.
In ossequio ai principi di trasparenza e pubblicità dell’azione amministrativa, il legislatore impone che le tre versioni della graduatoria – quella di merito, quella integrata con i titoli, e quella finale con precedenze, preferenze e riserve – siano pubblicate contestualmente sia sul Portale unico del reclutamento (art. 35-ter D.Lgs. 165/2001), sia sul sito istituzionale dell’amministrazione procedente. Tale pubblicazione avviene all’interno di un’area riservata e accessibile esclusivamente ai candidati, mediante l’utilizzo delle funzionalità dedicate del portale, nel rispetto del principio di minimizzazione dei dati personali, a tutela della riservatezza degli interessati.
L’intervento normativo si inserisce in un disegno più ampio di riforma del pubblico impiego, volto a potenziare la trasparenza e l’efficienza delle procedure selettive, garantendo che la selezione dei candidati avvenga secondo criteri oggettivi, predeterminati e verificabili.
Centralizzazione delle procedure concorsuali e commissione ripam.
Tra le più significative novità introdotte dal Decreto PA 2025, occorre segnalare l’accentramento delle procedure di reclutamento del personale delle pubbliche amministrazioni, affidato in via esclusiva al Dipartimento della Funzione Pubblica, per il tramite della Commissione per l’attuazione del progetto di riqualificazione delle pubbliche amministrazioni (RIPAM).
Tale centralizzazione comporta la riassegnazione della competenza organizzativa delle selezioni pubbliche in capo a un unico soggetto statale, il quale avrà il compito di predisporre e gestire procedure concorsuali unificate su scala nazionale, con particolare riferimento al reclutamento dei dirigenti, dei profili professionali standardizzati nonché delle elevate specializzazioni.
In tale prospettiva, la Commissione RIPAM si configura quale snodo operativo per la razionalizzazione del sistema concorsuale, mediante l’introduzione di criteri omogenei e standardizzati nelle prove e nei meccanismi valutativi.
La riforma concorsi pubblici persegue una duplice finalità:
- da un lato, l’efficientamento temporale delle procedure selettive, con l’ambizioso obiettivo di ridurre del 30% la durata media attuale – attualmente stimata in circa diciotto mesi;
- dall’altro, l’ottimizzazione delle risorse pubbliche attraverso il contenimento della spesa amministrativa, a favore di una maggiore efficacia ed equità nell’accesso al pubblico impiego.
L’ambito soggettivo di applicazione del nuovo sistema accentrato è delimitato ai Ministeri, alle agenzie fiscali e agli enti pubblici non economici, restando espressamente escluse le procedure selettive già avviate alla data di entrata in vigore del decreto.
In parallelo, il decreto promuove l’adozione di strumenti innovativi e digitali nei processi di valutazione, favorendo l’impiego di tecnologie avanzate – quali sistemi di analisi predittiva (big data), intelligenza artificiale e metodologie evolute di assessment – in un’ottica di modernizzazione e inclusività delle procedure selettive.
Stabilizzazione del personale precario: quali novità?
Con il nuovo Decreto PA 2025, sono state introdotte diverse misure di riordino e integrazione in materia di stabilizzazione del personale precario, con particolare attenzione agli operatori impiegati nei servizi sociali e a coloro che hanno prestato attività nell’ambito delle progettualità PNRR.
In primo luogo, viene ampliata la facoltà per gli enti locali di procedere alla stabilizzazione diretta del personale con profilo di assistente sociale, prolungando sino al 31 dicembre 2025 il termine utile per il raggiungimento del requisito minimo di servizio previsto dall’ordinamento.
La disposizione consente di maturare i tre anni di attività, anche non continuativi, entro l’arco temporale degli ultimi otto anni, necessari per l’instaurazione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, ai sensi della disciplina speciale in materia.
In secondo luogo, il decreto delimita la valorizzazione dell’esperienza lavorativa maturata attraverso contratti a termine connessi all’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). In particolare, è previsto che detta esperienza non possa legittimare l’attribuzione di riserve nei concorsi per l’accesso alla dirigenza pubblica, se non nei limiti di un contingente massimo pari al 40% dei posti messi a concorso, da destinarsi esclusivamente a tale categoria di personale.
Viene inoltre precisata l’inapplicabilità della riserva pari al 50% dei posti, di cui all’art. 28, comma 1-bis, del D.L. 22 giugno 2023, n. 75 (conv. in L. 10 agosto 2023, n. 112), per i candidati che, pur avendo maturato esperienze nel pubblico impiego, non risultino in servizio presso l’amministrazione banditrice alla data di pubblicazione del bando. Tale previsione introduce un criterio di coerenza organizzativa, circoscrivendo il beneficio ai soli dipendenti interni all’ente.
Per un dettagliato approfondimento sulle ultima novità in materia di stabilizzazione e Legge Madia, consulta qui il nostro dettagliato approfondimento sul tema.
Le quote riservate ai diplomati degli istituti tecnici superiori (ITS academy).
Un’ulteriore novità della recente riforma concorsi pubblici è quella dell’introduzione di una specifica quota riservata, pari al 10% delle assunzioni complessive effettuate dagli enti territoriali – Regioni, Province e Comuni – in favore dei soggetti in possesso del diploma di specializzazione tecnica superiore rilasciato dagli ITS Academy.
Tale disposizione mira a facilitare l’inserimento di giovani con competenze tecniche avanzate nei comparti pubblici, valorizzando profili formati in settori strategici quali la transizione digitale, la sostenibilità ambientale e l’innovazione tecnologica. Il reclutamento avviene mediante l’instaurazione di rapporti di lavoro a tempo determinato, destinati a soddisfare esigenze di rafforzamento tecnico-operativo nei predetti settori.
È previsto, inoltre, che il personale assunto mediante tale canale potrà accedere alla stabilizzazione mediante contratto a tempo indeterminato subordinatamente al conseguimento di un titolo accademico universitario e alla positiva valutazione del servizio prestato, anche in funzione del superamento del periodo di prova. In tal modo, si prefigura un percorso di progressiva integrazione strutturale all’interno delle amministrazioni pubbliche, coerente con le esigenze di aggiornamento tecnologico e di qualificazione della forza lavoro pubblica.
La misura, oltre a costituire uno strumento di valorizzazione del capitale umano tecnico, risponde anche all’esigenza di colmare il disallineamento tra domanda di professionalità della PA e offerta formativa, favorendo il ricambio generazionale e l’innesto di nuove competenze specialistiche in funzione delle missioni strategiche del settore pubblico.
La mobilità volontaria e la riforma concorsi pubblici 2025.
L’art. 3, comma 1, lett. c), del Decreto-Legge 14 marzo 2025, n. 25, interviene sulla disciplina del rapporto tra la mobilità volontaria e il reclutamento mediante concorso pubblico, modificando significativamente l’assetto previgente delineato dall’art. 30 del D.Lgs. 165/2001.
Nella nuova formulazione normativa, viene introdotto un limite quantitativo all’applicazione del principio di preliminare esperimento della mobilità volontaria quale condizione per l’indizione di procedure concorsuali. Più precisamente, le amministrazioni pubbliche saranno tenute ad attivare procedure di mobilità volontaria solo con riferimento a una quota pari al 15% delle complessive facoltà assunzionali programmate, superando così l’obbligo generalizzato finora vigente in relazione all’intero contingente di posti da ricoprire. È fatta salva, tuttavia, la facoltà di ampliare volontariamente tale percentuale.
Il medesimo comma del Decreto PA introduce altresì una disciplina dettagliata in ordine alle conseguenze derivanti dall’eventuale omissione, da parte dell’amministrazione procedente, dell’attivazione della mobilità volontaria nel limite minimo del 15% delle facoltà assunzionali. In tal caso, la norma prevede misure correttive e vincolanti, affinché l’amministrazione dia comunque corso a forme di ricognizione interna delle disponibilità già presenti nel comparto pubblico, a garanzia del principio di economicità e buon andamento dell’azione amministrativa ex art. 97 Costituzione.
Un’ulteriore modifica concerne la riformulazione del criterio di priorità nell’immissione in ruolo mediante mobilità volontaria. Il nuovo testo mantiene la preferenza per il personale comandato o in posizione di fuori ruolo, ma solo se appartenente alla medesima area funzionale, espungendo tuttavia dal campo applicativo i soggetti fuori ruolo, che non versino in posizione di comando.
Per quanto concerne il personale dirigenziale e tecnico-specialistico, il decreto stabilisce una riserva del 15% dei posti da coprire mediante mobilità inter-amministrativa, ponendo in evidenza criteri di selezione fondati sull’esperienza maturata, sulla pertinenza del profilo funzionale e sulle risultanze della valutazione della performance individuale.
La ratio dell’intervento si articola su un duplice piano: da un lato, la promozione della circolazione del personale tra amministrazioni, quale strumento di ottimizzazione delle risorse umane e diffusione delle competenze acquisite; dall’altro, la razionalizzazione dei costi connessi alla formazione e all’inserimento di nuovo personale, nella prospettiva di un impiego più efficiente degli organici esistenti.
Conclusioni.
Il Decreto PA segna un’importante tappa nel processo di riforma della Pubblica Amministrazione italiana. L’intervento normativo si propone di riorientare le politiche di reclutamento pubblico in chiave meritocratica, digitale e inclusiva, con l’intento dichiarato di ridurre il precariato, valorizzare le competenze tecniche e attrarre giovani talenti.
Determinante, in questa fase di attuazione, sarà il ruolo del monitoraggio trimestrale affidato al Dipartimento della Funzione Pubblica, chiamato a valutare l’impatto delle nuove disposizioni e a correggere tempestivamente eventuali disfunzioni applicative. In particolare, sarà necessario vigilare affinché la sospensione della “taglia idonei” non determini una proliferazione di graduatorie inutilizzate e affinché le risorse destinate alla formazione del personale siano concretamente impiegate per colmare i divari digitali ancora presenti nella macchina amministrativa.
Il successo del provvedimento, tuttavia, dipenderà dalla capacità delle singole amministrazioni di adottare tempestivamente le innovazioni introdotte, superando eventuali inerzie burocratiche e assicurando l’effettività delle riforme. Se attuato con rigore, il Decreto PA 2025 può rappresentare il punto di avvio di una stagione riformatrice capace di rendere il lavoro pubblico più competitivo, reattivo e funzionale agli interessi generali, in linea con le esigenze della collettività e del tessuto economico-produttivo del Paese.
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Il nostro studio legale è specializzato nell’analisi della legittimità delle prove concorsuali, con particolare attenzione al rispetto delle prescrizioni che regolano lo svolgimento delle selezioni pubbliche. Esaminiamo con rigore ogni fase della procedura concorsuale – dalla predisposizione dei quesiti fino alla formazione della graduatoria finale – per verificare che siano state rispettate tutte le disposizioni di legge.
Il nostro approccio ha portato a importanti successi, come nel caso recentemente vinto, in cui il Giudice del Tribunale Amministrativo per l’Abruzzo, sede di L’Aquila, ha riconosciuto l’illegittimità dei quesiti somministrati durante una selezione pubblica per Operatori Socio-Sanitari. Tale risultato conferma l’efficacia del nostro metodo di analisi e la competenza maturata in questo ambito specifico del diritto amministrativo.